|LITTLE NIGHTMARES| - Recensione

Onirici incubi infantili...

Videogiochi

27 Luglio 2019


Non è la prima volta che mi avvicino a produzioni indie in grado di sfornare buoni titoli a dispetto di tempi e budget ridotti all’osso. Solitamente mi affido a brevi esperienze dalla natura più arcade ed immediata, ma questo Little Nightmares degli svedesi Tarsier pur presentandosi come un puzzle-platform, genere che solitamente non prediligo, sembrava avere una marcia in più ed ho voluto dargli una possibilità che si é rivelata infine una piacevole sorpresa.

Nei panni di un’adorabile bambina di nome Six ci svegliamo nel ventre di una grossa nave da carico con ben impresso nella memoria il solo ricordo di una minuta ed enigmatica signora giapponese: sperduti e completamente indifesi, cercheremo una via di fuga da quell’ambiente ostile e terrificante percorrendo angusti corridoi e claustrofobici condotti, braccati da presenze orribili, potendo contare solamente sulla tenue luce di un accendino e sulla speranza di passare inosservati.

Senza particolari pretese di profondità, LN imbocca la strada delle suggestioni e delle paure primordiali, quelle viscerali, ancestrali ed oniriche dei bambini che ogni giocatore ha sperimentato nella propria infanzia con gigantesche mani a rincorrerci continuamente per trascinarci nel buio, cucinarci, mangiarci ed ogni anfratto della nave ricolmo di insidie e pericoli di ogni genere. Tarsier ha svolto un lavoro egregio nel ricreare atmosfere semplici, ma terrorizzanti: una grande stanza con giganteschi e traballanti arredi su cui arrampicarsi, un inquietante ritratto sul comodino, i piedi penzolanti di un uomo impiccatosi nella propria camera, cumuli di scarpe ammassate nella stiva, una gigantesca cucina nella quale intuiamo “cosa bolle in pentola” suscitano nel giocatore un senso di minaccia e disagio costante, accentuato dalla natura esile e fragile della protagonista.

Purtroppo in mezzo a tanta atmosfera, lo spazio dedicato al gameplay é abbastanza marginale basato su puzzles semplici da risolvere e sessioni platform/stealth non particolarmente difficili che lasceranno a bocca asciutta sia chi é alla ricerca di profonditá e varietá sui rompicati proposti (come gli appassionati di Limbo di Playdead ad esempio), sia chi é orientato su di un’esperienza piú arcade. Questi ultimi troveranno che i momenti action non mancano, spesso correlati alle classiche Boss Fights che chiudono una determinata area, ma risulterá chiaro da subito che essi non rappresentano il core dell’esperienza di LN e che ci troviamo piú dalle parti di un libro interattivo per “il bambino terrorizzato che é in noi” dove la progressione risulta estremamente lineare e dove saremo piú spettatori dell’orrore che parte attiva negli eventi. La visuale in terza persona limitata ad una sola direzione come il piú classico dei platform e la netta divisione orizzontale (piú raramente verticale) dei livelli di gioco aumentano ulteriormente la sensazione di sfogliare un libro animato dalla squisita ispirazione orientale (Miyazaki su tutto) a tal punto che in alcuni frangenti verrebbe quasi da cercare le classiche “linguette” di carta da tirare per aprire un nuovo quadro di gioco.

La mobilitá é garantita sui tre assi ed é un po’ ostica per chi si affida a mouse e tastiera in un gioco che é stato chiaramente concepito per il pad: Six può arrampicarsi, correre, scattare, scivolare sui pavimenti, interagire con alcuni oggetti raccogliendoli e lanciandoli, ma manca un inventario che avrebbe potuto espandere il gameplay in maniera notevole se ben implementato. A tal proposito la gestione dell’accendino, che sembrava essere fondamentale nell’esperienza di gioco risulta determinante solo in rare occasioni, rivelandosi piú un elemento di atmosfera che altro.

La direzione artistica del titolo é particolarmente ispirata, ben sostenuta da un’illuminazione d’effetto e da una palette di colori bilanciata e diversificata: molti scorci sono assolutamente da urlo nella loro semplicitá e contribuiscono egregiamente a costruire la giá citata e particolare atmosfera, indubbio punto di forza del titolo. Alcune ambientazioni appaiono molto curate per un prodotto indie, con una grande attenzione per il dettaglio (la già citata cucina, la libreria o la sala del banchetto), altri risultano purtroppo ripetitive o strettamente funzionali al gameplay con alcune forzature eccessive inserite probabilmente per allungare l’esperienza di gioco e nulla più (alcuni sotterranei e magazzini). Poco da dire invece sul character design che ci regala personaggi convincenti, a partire dalla protagonista, ben studiati e contestualizzati. Peccato sia proprio l’antagonista principale a non convincere appieno ed in generale è l’intero arco narrativo del finale a risultare sottono e non al passo col buon climax costruito nella parte action precedente portandoci ad una certa frustrazione quando giungiamo ai titoli di coda, peccato.

Efficace il comparto audio in cui echi, cigolii e suoni ambientali cupi e profondi in lontananza aiutano non poco ad immergerci nell’incubo. Di rilievo e veramente inquietanti le lunghe cantilene e nenie per bambini che ascolteremo in sottofondo in molti frangenti, cosi come gli evocativi passaggi di carillon.

In conclusione LN é un’esperienza sensoriale piuttosto che un gioco vero e proprio in cui l’idea (ottima) di rappresentare e rivivere alcuni degli incubi della nostra infanzia risulta tuttavia sfruttata solo in parte a causa di un’eccessiva ridondanza del level design, poco credibile nella rappresentazione di insieme, e di una realizzazione tecnica penalizzata da assets un po’ troppo altalenanti in qualità per un titolo che punta cosí tanto su stile visivo ed atmosfera. Questo, assieme ad un gameplay ridotto all’osso ed una narrazione non sempre convincente, fanno pensare ad una occasione mancata guardando agli incredibili e non pochi scorci che il titolo riesce a regalarci, bellissimi singolarmente, ma purtroppo privi della giusta amalgama. LN mi ha sorpreso, ma non conquistato: attendo speranzoso un seguito e/o un remake che possa valorizzarne appieno idee ed atmosfere.

Consigliato, ma con un po’ di amaro in bocca per il capolavoro che sarebbe potuto essere.


VOTO 73/100