Ultimo bimestre del 2008. Due giochi mi hanno annullato il riposo ed assorbito la vita mettendo a serio rischio ogni relazione sociale: Left4Dead, che aggregava su Steam fidanzata e colleghi di lavoro il weekend e la sera tardi e questo Dead Space le cui sessioni in singolo partivano quando i miei compagni di gioco cedevano al sonno o per lo meno così affermavano.
DS è un survival horror dalle meccaniche classiche ambientato in un futuro lontano in cui l’umanità ha iniziato ad esplorare la galassia alla ricerca di nuove risorse minerarie per il proprio sostentamento: il vostro personaggio, un tecnico planetario di nome Isaac Clarke, si trova a far parte di un team di soccorso inviato sulla ISG Ishimura, una nave da carico che orbita senza controllo attorno ad un misterioso pianeta. Ogni comunicazione con l’equipaggio è interrotta da tempo e dopo pochi minuti di gioco scoprirete il perché: la nave è infestata da necromorfi, orrende creature risvegliate dal culto di un misterioso “marchio” conservato e venerato all’interno della struttura.
Diciamolo pure, la sceneggiatura di DS non è per nulla originale: un po’ “Alien”, un po’ “The Thing”, un po’ “Event Horizon”, i richiami al cinema di genere non si sprecano di certo a partire dal carpenteriano design dei necromorfi e dal classico plot della nave sperduta ed abbandonata nello spazio. Con queste premesse, cosa rende dunque DS così speciale? Sicuramente il modo in cui il tutto viene narrato e vissuto dal giocatore che si troverà non solo a smembrare nei modi più truci e fantasiosi i necromorfi, ma lo farà usufruendo di un ottimo combat system, raccogliendo allo stesso tempo i tasselli di una storia interessante che mescola efficacemente cultismo ed occultismo, scienza ed etica con qualche incursione nel paranormale.
Lo storytelling è decisamente lineare: Isaac procederà nel proprio cammino trascinato dagli eventi, facendo fronte alle richieste dei compagni di viaggio e dei sopravvissuti sulla ISG Ishimura, ma pur con la componente esplorativa ridotta ai minimi termini, la tensione rimane alta per tutte le 15 ore di gioco sino ad una conclusione forse non troppo originale, ma decisamente al cardiopalma. Tutto merito di una regia ed una narrazione altamente sopra la media.
In perfetta tradizione survival, Isaac verrà messo nella condizione di sopravvivere principalmente con ciò che trova: armi, munizioni, riserve d’aria e crediti spendibili nei negozi disseminati lungo il percorso per evolvere il proprio equipaggiamento. Sarete costretti a centellinare le risorse a disposizione ed a valutare con cura le vostre scelte: persino i salvataggi risulteranno determinanti nella strategia di gioco, alimentando l’ansia di rimanere a secco nel momento peggiore e le azioni di combattimento vi obbligheranno a giocare d’astuzia mirando a punti specifici per rallentare e smembrare i vostri nemici. Ne deriva una grande varietà di azione e strategia che fanno del combat system di DS uno dei principali motivi di successo del titolo assieme all’atmosfera da fanta-horror d’autore.
Il vostro personaggio usufruirà inoltre di due interessanti strumenti tecnologici: il primo, la stasi, vi permetterà di rallentare oggetti e nemici per avere maggior respiro nella mira durante i combattimenti ed esplorare aree di gioco inizialmente inaccessibili. Il secondo funziona come la storica Gravity Gun di Half Life 2 dandovi la possibilità di afferrare, spostare e manipolare un considerevole numero di oggetti usandoli persino come armi quando sarete a secco di munizioni: entrambi gli strumenti espandono ulteriormente il gameplay e si rivelano spesso indispensabili per proseguire nel gioco, aggiungendo una divertente componente puzzle al tutto che va a rompere un po’ di monotonia fra una sparatoria e l’altra.
Visivamente DS è ancora un piccolo gioiello per gli occhi che si fa ricordare soprattutto per l’interessante lavoro di character design sui necromorfi, veramente inquietanti e strepitosamente animati. Le ambientazioni non sono da meno, merito soprattutto di un sapiente uso delle luci e di un level design particolarmente ispirato: essendo tuttavia la ISG Ishimura una nave da carico e svolgendosi la vicenda quasi interamente al suo interno, è purtroppo presente una certa mancanza di varietà nel texturing e nella caratterizzazione di aree più piccole come bagni e condotti di servizio che tendono a ripetersi in maniera poco convincente. Per fortuna è un difetto che passa in secondo piano grazie alla tensione costante che avrete nei vostri spostamenti ed all’eccellente lavoro di lighting che valorizza dettagli importanti in una palette di colori oggettivamente poco varia. Animazioni e movimenti di camera sono di assoluto livello, seppur anch’essi un po’ ripetitivi a lungo andare: difetti del genere, assieme alla generale ridondanza di alcune missioni, mi hanno fatto concludere che il gioco sarebbe potuto essere più corto senza perdere nulla del proprio fascino.
Ineceppibile la componente audio. Se da un lato si nota la mancanza di una ricca e varia colonna sonora, dall’altro ci si rende conto di come questa scelta riesca ad enfatizzare i suoni ambientali ed il generale senso di smarrimento all’interno della ISG Ishimura: il vostro alter ego non proferirà mai parola durante il gioco ed il più delle volte sentirete solo il vostro respiro per gli angusti corridoi della nave, oltre che un campionario piuttosto vasto di urla, versacci e suoni gutturali che sicuramente faranno la loro parte per immergervi nell’incubo. Da Oscar il riadattamento di “Twinkle, Twinkle, Little Star” come main track di gioco, già nel trailer era da brividi.
In definitiva, DS è un ottimo e moderno survival fanta-horror con una irresistibile e divertente venatura action che non può mancare nella collezione degli appassionati del genere e strizza l’occhio ai fans di un filone cinematografico che riesce (per fortuna) a non passare di moda. Non un capolavoro, ma altamente raccomandato, anche ad un decennio dalla sua uscita.
VOTO 85/100